L’insalata in busta è la soluzione più veloce ma non è la scelta più giusta e salutare da fare.
Le insalate conservate nella plastica, oltre a essere poco ecologiche, sono nido di molti batteri e microrganismi e tendono inoltre a degradarsi facilmente a causa dell’assenza di conservanti; la freschezza è garantita solo dalle basse temperature e dalla busta stessa.
Il problema però è che dal confezionamento al consumo possano trascorrere anche diversi giorni e durante tale lasso di tempo, l’insalata dovrebbe essere sempre conservata ad una temperatura costante e al di sotto degli 8°.
Una condizione non sempre facile, visto che i banchi refrigerati dei supermercati non hanno una temperatura uniforme. E’ vero anche che le insalate prima del confezionamento subiscono un processo di lavaggio intenso all’interno di speciali vasche a ricambio d’acqua continuo, ma ciò non è sufficiente a renderle completamente prive di batteri. I batteri che sopravvivono al processo di lavaggio si moltiplicano facilmente se la temperatura aumenta, attivando cosi’ un processo di fermentazione: il risultato è il rigonfiamento delle buste.
Dunque non bisogna assolutamente acquistare buste che appaiono gonfie. Il batterio più pericolo che cresce e prolifera nelle insalate è Toxoplasma gondii, responsabile della toxoplasmosi, particolarmente dannoso per le donne in gravidanza.
Il consiglio e’ quello di acquistare prodotti a km0, al mercato, evitando di produrre rifiuti in plastica.
Se poi per mancanza di tempo acquistate l’insalata in busta lavatele bene aggiungendo all’acqua un po’ di bicarbonato di sodio.